Settima edizione del progetto sostenuto da AGSM che trova in ArtVerona e nella collaborazione di 13 direttori dei principali musei e istituzioni d’arte contemporanea un’occasione di supporto e visibilità per gli artisti in fiera. I direttori dei musei coinvolti si impegnano a promuovere gli artisti selezionati all’interno della loro programmazione attraverso un talk, una pubblicazione, un workshop, un’installazione o una mostra. Un’iniziativa volta a fare rete e a promuovere il sistema dell’arte contemporaneo, che non si esaurisce nei soli giorni di fiera, ma vede ArtVerona farsi tramite e canale di promozione e visibilità per gli artisti, i galleristi e i musei coinvolti, durante tutto l’anno, alla ricerca di una modalità condivisa, pragmatica e fluida, che ovvii alla burocrazia e alla frammentazione che spesso frenano il nostro Paese. Un progetto che mira a un cambio di paradigma, dove una fiera d’arte si identifichi come un interlocutore attivo e propositivo all’interno del sistema, per una messa a valore non solo del mercato, ma anche e soprattutto dei suoi protagonisti e delle progettualità che essi portano avanti, ponendoli al centro.
Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, ha scelto Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983) rappresentata da Monitor di Roma – Lisbona, con questa motivazione: L’artista Paola Angelini colpisce per la sua capacità di rappresentare, con pennellate morbide e pastose alternate a tratti più incisivi e quasi scavati, composizioni e citazioni della storia dell’arte italiana. La giovane autrice reinterpreta temi e stilemi del nostro passato recente con profonda originalità e sentire contemporaneo.
Daniele De Luigi, curatore alla Fondazione Modena Arti Visive, ha scelto Quayola (Roma, 1982) rappresentato da Marignana Arte di Venezia, con questa motivazione: Con il direttore Daniele Pitteri abbiamo selezionato Quayola per la sua capacità di reinventare le immagini che sono alla base della nostra cultura figurativa e del nostro modo di percepire la realtà, attraverso l’uso delle tecnologie informatiche e digitali. Il suo approccio si inscrive nelle linee programmatiche di Fondazione Modena Arti Visive che intende esplorare il mutare delle relazioni tra arti, scienze e tecnologia e il loro impatto sul futuro prossimo dell’uomo.
Patrizia Nuzzo, responsabile delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Civici di Verona, ha scelto Matilde Sambo (Venezia, 1993) rappresentata da aA29 Project Room di Caserta – Milano – Reggio Emilia, con questa motivazione: Per lo sguardo di meraviglia capace di abbracciare le cose del mondo e della natura attraverso una ricerca delicata e, al contempo, potente. Il frammento – la sineddoche – diventa l’espressione delle fragilità e delle contraddizioni della contemporaneità. Ecco dunque che l’oggetto trovato per strada, la reliquia, l’amuleto si prestano ad essere strumenti per esaltare la vita, i suoi continui mutamenti in un processo di esorcizzazione della morte e del suo inesorabile “non ritorno”.
Cristina Rota, assistente curatrice alla GAMeC di Bergamo, ha scelto Benni Bosetto (Milano, 1987) rappresentata da ADA di Roma, con questa motivazione: Con il direttore Lorenzo Giusti abbiamo selezionato Benni Bosetto, per la forza espressiva del suo lavoro e per la capacità formale e speculativa di comporre immaginari ibridi, dove riferimenti all’antropologia, alla religione e alla storia dell’iconologia si combinano in una maniera allo stesso tempo libera e coerente.
Massimo Mininni, curatore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha scelto Silvia Mariotti (Fano, 1980) rappresentata da A plus A gallery di Venezia, con questa motivazione: Il lavoro di Silvia Mariotti è stato scelto con la direttrice Cristiana Collu per essere esposto nella mostra “Time si out of the joint” all’interno della quale ben si inserisce per il contenuto e le tensioni concettuali che manifesta in relazione all’esperienza e alla riflessione sullo scorrere del tempo; per il rapporto intimo e profondo che l’artista instaura con la storia e con i valori della tradizione, fornendo però un materiale nuovo e inatteso, che pone immediatamente lo spettatore a confronto con un’arte senza tempo.
Christiane Rekade, direttrice del Kunst Meran Merano Arte di Merano, ha scelto Francesca Grilli (Bologna, 1978) rappresentata dalla Galleria Umberto di Marino di Napoli, con questa motivazione: Ho scelto Francesca Grilli per la coerenza e la continuità della sua ricerca che fa uso della performance e del video. Mi interessano in particolare le sue riflessioni sul corpo in relazione allo spazio, per le sue implicazioni socio-culturali.
Vittoria Broggini, conservatrice curatrice del MAGA di Gallarate, ha scelto Linda Fregni Nagler (Stoccolma, 1970) rappresentata da Monica De Cardenas di Milano, con questa motivazione: Con la direttrice Emma Zanella abbiamo scelto Linda Fregni Nagler il cui lavoro colpisce per la raffinatezza delle immagini e la temporalità estesa del processo creativo. Le opere sono il frutto di un lungo lavoro di raccolta, catalogazione, ri-fotografia e stampa, e intervento pittorico delle fotografie collezionate nel tempo dall’artista: passaggi di un processo di analisi teso alla ricostruzione del rapporto tra l’immagine e il visibile. Nelle opere colpisce come l’artista indaghi la dimensione tecnica e materiale della fotografia e al contempo il suo statuto ambiguo, mediante la riflessione estetica sulle regole e le convenzioni a cui soggiacciono la rappresentazione e la narrazione attraverso il medium fotografico.
Denis Isaia, curatore del Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, ha scelto Pesce Khete (Roma, 1980) rappresentato da Colli Independent Art Gallery di Roma, con questa motivazione: Con il direttore Gianfranco Maraniello abbiamo optato per un’intrigante figura del panorama pittorico italiano. In bilico fra astrazione e figurazione, la pittura nuda di Pesce Kethe rifiuta la composizione per mettersi in ascolto dell’istintività. La libertà con cui nelle grandi carte il disegno conduce le relazioni fra le pose, gli scorci, i gesti e la materia apre continui varchi espressivi e dona alla pittura un’indipendenza primigenia.
Chiara Casarin, direttrice del Museo Civico di Bassano del Grappa, ha scelto Arcangelo Sassolino (Montecchio Maggiore, 1967) rappresentato da Piero Atchugarry di Garzon (Uruguay) – Miami (USA), con questa motivazione: Il lavoro di Arcangelo Sassolino racchiude una ricerca di grande valore estetico, spirituale e tecnico. Le riflessioni che induce sui temi della potenza, del dolore, della bellezza effimera si inseriscono nella più classica tradizione della storia dell’arte ma sono straordinariamente reinterpretati in una ricerca unica, personale e contemporanea. Allestire nel chiostro di San Francesco dei musei Civici di Bassano un’opera di Arcangelo Sassolino è un modo per riconoscere il grande lavoro di un artista del territorio e di proporre una riflessione sulle dinamiche umane e filosofiche che sono presenti in tutta la sua ricerca.
Iolanda Ratti, conservatrice del Museo del Novecento di Milano, ha scelto Silvia Giambrone (Agrigento, 1981) rappresentata da Paolo Maria Deanesi di Trento, con questa motivazione: La sua ricerca, profondamente coerente pur nella sperimentazione di diversi media, promette di inaugurare nuove sinergie con le collezioni del Museo del Novecento di Milano, offrendo uno spaccato delicato ma penetrante delle dinamiche relazionali che hanno come oggetto il corpo e il suo assoggettamento nell’orizzonte contemporaneo.
Andrea Busto, direttore del Museo Ettore Fico di Torino, ha scelto Nebojša Despotović (Belgrado, 1982) rappresentato da Boccanera di Trento, con questa motivazione: Nebojša Despotović utilizza display contemporanei per “impaginare” le proprie opere contestualizzandole, oltre l’oggetto singolo, in allestimenti polifonici. Le radici della sua ricerca vanno dall’ultimo Tiziano, quasi cieco, a Monet, dai primi dipinti espressionisti astratti di Gorky e De Kooning alla gestualità contratta di Albert Oehlen. Despotovic appartiene alla nuova generazione di artisti come Paola Angelini, Guglielmo Castelli, Andrew Ghenie, Michael Bauer e Nathaniel Mary Quinn che cambieranno sensibilmente la percezione della pittura dei prossimi anni.
Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, ha scelto Sophia Pompéry (Berlino, 1984) rappresentata da Kanalidarte di Brescia, con questa motivazione: Trovo molto interessante la sua ricerca tra arte e scienza e credo che il lavoro e la poetica di questa giovane artista siano in linea con il nostro prossimo programma espositivo.
Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo VILLAE di Tivoli, ha scelto Petra Feriancová (Bratislava, 1977) rappresentata da Gilda Lavia di Roma: Ho scelto il lavoro di Petra Feriancová per la sua attenzione alla catalogazione e alla memoria individuale che si deposita nell’immaginario collettivo. Tali aspetti risultano coerenti con la stratificazione culturale che connota la natura delle Villae di Tivoli.